lunedì 16 luglio 2007

Il sistema Gatekeeper

Il sistema Gatekeeper, lanciato alla fine dello scorso anno consiste in una serie di protesi individuali fatte con materiale biocompatibile (simile alla sostanza utilizzata per le lenti a contatto) applicabili per via endoscopica. Le protesi appena inseritenella parte esofagea vicino al LES, hanno la caratteristica di espandersi al contatto con i fluidi dei tessuti, accrescendo lo sfintere. Gli impianti Gatekeeper creano in tal modo una barriera parziale destinata a consentire il normale passaggio di liquidi e cibo e, nel contempo, a impedire il reflusso del contenuto gastrico in esofago. L`intervento richiede solo un giorno di ricovero e dura meno di 30 minuti. Il trattamento é completamente reversibile in quanto le protesi sono eventualmente removibili endoscopicamente. Dalla reazione di 14 medici, compilata sull base dei risultati ottenuti dal trattamento di 67 pazienti in nove centri medici europei e pubblicata sulla rivista Endoscopy, si conclude che l`impianto Gatekeeper si é dimostrato un trattamento sicuro ed efficace per la malattia da reflusso gastroesofageo.
I risultati clinici dello studio sono soddisfscenti a breve , a media, e a lungo termine: a 1 mese piú del 65% dei pazienti riferiva un netto miglioramento dei sintomi percentuale che salivaal 68% al controllo semestrale asserisce G. Costamagna direttore dell`Unitá Operativa in Endoscopia digestiva chirurgica del policlinico Gemelli che ha partecipato a tutte le fasi dello sviluppo del Gatekeeper e allo studio multicentrico di efficacia clinica. Il carattere di multicentricitá ha dimostrato- prosegue Costamagna - che la procedura é applicabile su ampia scala perché i risultati ottenuti nei diversi centri sono sovrapponibili sfiorano il 99% di successo nell`esecuzione tecnica. Da sottolineare, infine la sicurezza della procedura: si sono registrate solo 2 complicanze(3%) di cui solo unacosidetta maggiore che non ha comportatocomunque conseguenze per la salute del paziente.
Mediante tecniche convenzionali di misurazione del ph su periodi di 24 ore, l`equipe di Costamagna e le altre che hanno partecipato allo studio hanno osservato nei pazienti trattati, una riduzione dei livelli di acido da una media del 9,1 per cento al 6,1 per centomentre la pressione mediananel`esofago inferiore (una misurazione dell`efficacia del LES accresciuto) era aumentata da 8,8 mmHG al basale, a 13,8 mmHG a sei mesi.
Sono stati confrontati - -afferma Costamagna - la pressione di base dello sfintere esofageo inferiore, infatti é la misura piú semplice ed oggettiva per valutare la capacitá del cardias di opporsi al reflusso. La quantitá di acido cui la nucosa esofagea é esposta é un dato importante poiché quantifica gli effetti della procedura sul responsabil di irritazione esofagea e i sintomi clinici. I risultati saranno probabilmente migliorabili, in futuro grazie ad eventuali affiancamenti tecnologici e proceduali.


Altri siti che ne parlano:


Link: http://italiasalute.leonardo.it/news.asp?ID=6506

Link: http://www.medtronic.com/

domenica 15 luglio 2007

Storia di una ragazzina di 7 anni che ha potuto tornare a vivere grazie alla Fundoplication




L`articolo é stato tradotto mediante google quindi riporta diversi errori di ortografia.




Un primato chirurgico tropeano. E' il Prof. Luigi Bonavina il primo al mondo ad aver sperimentato un nuovo dispositivo antireflusso



E' stato per la prima volta al mondo il tropeano Luigi Bonavina, prof. di chirurgia generale presso l'Università di Milano e Direttore dell'Unità Operativa di chirurgia generale dell'Istituto Policlinico San Donato, ad aver applicato su un milanese di 30 anni, affetto di reflusso gastro-esofageo, un 'collarino magnetico', frutto della ricerca biomedica americana, che permetterà al paziente di vivere una vita normale. Il reflusso gastroesofageo è un fenomeno che entro certi limiti può essere definito normale e senza conseguenze. Nel casi più gravi, invece, peggiora notevolmente la qualità della vita fino a provocare, in situazioni estreme, un' infiammazione cronica dell’esofago ed altre gravi complicazioni. In questo caso si parla di malattia da reflusso gastroesofageo, una patologia che affligge circa il 10% degli italiani. Si tratta di una malattia il cui sintomo caratteristico è un bruciore al petto che si irradia fino alla gola. A questo si possono associare il rigurgito in bocca di acido o di cibo, eruttazioni frequenti (presenti soprattutto dopo i pasti , ma che possono anche essere favoriti dalla posizione sdraiata, dalla flessione del busto in avanti o da un sforzo che comporta la contrazione dei muscoli addominali) difficoltà alla deglutizione, sensazione di un corpo estraneo in gola, eccessiva salivazione. Altri sintomi, meno frequenti, sono tosse cronica, alterazioni della voce, crisi d’asma, dolore al petto simil-anginoso che può simulare una cardiopatia, addirittura la perdita dello smalto dentario.L’IRCCS Policlinico San Donato è stato prescelto quale sede per l’applicazione di una nuova procedura per il trattamento laparoscopico del reflusso gastroesofageo, il cosiddetto «sfintere magnetico». Dopo aver ottenuto l’autorizzazione da parte del Ministero della Salute, il Centro Universitario per le Malattie dell’Esofago, diretto dal Professor Luigi Bonavina, è il primo al mondo ad aver sperimentato un nuovo dispositivo antireflusso, frutto della ricerca biomedica americana: si tratta di uno speciale collarino costituito da una serie di magneti di titanio che si attraggono e si respingono a secondo della pressione che c’è nello stomaco e della minaccia che si verifichi un episodio di reflusso. Il dispositivo, di piccolissime dimensioni e da applicare in laparascopia attorno al cardias (detto anche sfintere esofageo inferiore) apre una serie di interessanti prospettive nella terapia chirurgica laparoscopica perché la procedura è ancora meno invasiva della tecnica chirurgica tradizionale oltre a rivelarsi più semplice da eseguire.Affiancandosi e migliorando le possibilità legate attualmente all’intervento chirurgico laparoscopico, il nuovo sistema rappresenta un'alternativa alla terapia farmacologica che nella maggior parte dei casi deve essere assunta per tutta la vita, per non incorrere in frequenti ricadute della malattia.Grazie alla ricerca biomedica, riferisce lo specialista, "un ingegnere americano ha sviluppato questo particolare dispositivo in grado di mimare fedelmente l'attività della valvola cardias (sfintere esofageo inferiore), che mette in comunicazione esofago e stomaco e che nei pazienti con reflusso gastro-esofageo non riesce a svolgere correttamente le sue funzioni". Il dispositivo "assomiglia a un braccialetto composto da più anelli in titanio, materiale biocompatibile" e resistente all'attacco degli acidi gastrici. "Questi anelli contengono dei piccoli magneti - aggiunge il chirurgo - che a seconda della pressione gastrica si attraggono o si respingono. In base alle necessità, dunque, la valvola si restringe o si dilata", lasciando passare il cibo dall'esofago allo stomaco, ma bloccando il reflusso acido in senso opposto.Chi è Luigi Bonavina e quali sono le tappe fondamentali della sua carriera di medico chirurgo?Nasce a Tropea il 14 ottobre 1955. Consegue nel 1973 la maturità classica al 'Liceo Galluppi'. Si laurea nel 1979 in medicina e chirurgia presso l'Università di Padova. Nel 1984 è specialista in chirurgia generale (1984) e nel 1989 in chirurgia toracica. Completa la propria formazione professionale negli Stati Uniti con la qualifica di fellow in chirurgia toracica presso la University of Chicago e la Creighton University. Nel periodo 1987-1992 è assistente e quindi aiuto presso la Clinica Chirurgica dell'Università di Padova. Nel periodo 1993-2001 è aiuto coordinatore presso l'Istituto di Chirurgia Generale e Oncologia Chirurgica dell'Università di Milano. Nel 1996 consegue il diploma dell'European Board of Surgery. E' membro di numerose società scientifiche tra cui la Società Italiana di Chirurgia, la Società Italiana di Chirurgia endoscopica, l'American College of Surgeons, la Society for Surgery of the Alimentary tract, la European Surgical Association. I suoi principali settori di interesse sono la chirurgia gastroenterologica, la chirurgia mininvasiva e la chirurgia oncologica. E' autore di 490 pubblicazioni scientifiche di cui 5 a carattere monografico. E' membro dell'Editorial Board di Diseases of the Esophagus e referee di Annals of Thoracic Surgery. Attualmente è professore associato confermato di chirurgia generale presso l'Università di Milano e Direttore dell'Unità Operativa di chirurgia generale dell'Istituto Policlinico San Donato.(lug 2007)

Link:http://www.tropeamagazine.it/tropeanews/

Una nuova tecnica chirurgica chiamata Enteryx

Si chiama Enteryx

La nuova tecnica consiste in un nuovo intervento endoscopico, dalla durata di circa 30 minuti, che con una procedura simile a una puntura permette nel corso dell'endoscopia di iniettare un materiale biocompatibile tra l'esofago e lo stomaco, l'Enteryx, una sostanza liquida che, una volta impiantata, solidifica assumendo l'aspetto di una spugna in grado di ridare tono alla valvola tra esofago e stomaco, prevenendo il reflusso gastroesofageo.

Per saperne di piú si puó telefonare al numero verde
questo: 800 98 4873, dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 18.00.








''Tutti i pazienti arruolati nello studio saranno sottoposti a endoscopia - ha spiegato Costamagna - ma solo una metà riceveranno realmente l'impianto della sostanza, potendo così confrontare nel tempo l'efficacia della nuova tecnica endoscopica nei due gruppì'. Il protocollo dello studio prevede delle visite periodiche di follow-up per verificare efficacia e tollerabilità della metodica. Se, nella visita a tre mesi di distanza dall'endoscopia ''registreremo la permanenza dei sintomi della malattia da reflusso nei pazienti che non sono stati trattati con il biopolimero faremo anche a loro l'intervento endoscopico con Enteryx''. Presso il Policlinico Gemelli questa tecnica endoscopica è già stata sperimentata con uno studio di fattibilità ormai conclusosi. Inoltre uno studio italo-belga, condotto dal professor Jacques Devière dell'ULB di Bruxelles e dallo stesso professor Costamagna, ha dato risultati positivi



Lo studio multicentrico ha trattato 115 pazienti sparsi tra stati Uniti, Canada e Europa. I dati indicanoche circa 80% dei pazientiinclusi nello studioconstatava un miglioramentodei sintomi e la conseguente riduzione o interruzione della terapia farmacologica. Sei mesi dopo il trattamentola qualitá della vita dei pazienti trattati era equivalente a quella dei pazienti curati con IPP, con una diminuzione significativadella esposizione totale dell`esofago alle secrezioni acide e al numero totale degli episodi di reflusso. É da notare poi che nessuna complicanza grave é stata rivelata tra i pazienti trattati.
Alcuni dati:
80,6% dei pazienti ha mostrato una significativa riduzione nell`utilizzo di IPP. In particolare, 71,4% ha smesso di utilizzare gli IPP
9,2% ha ridotto la dipendenza del 50% o piú
70% dei pazientimostrava entro 6 mesi valori normali di ph e l`87,5% una riduzione di piú del 50% diminuzione del livello di ph e del numero di episodi di reflusso significativo miglioramento degli indici di qulitá della vita (SF-36 QOL)





I peimi risultati dello studio condotto dal professor J. Deviére della universitá di Bruxelles (ULB -Erasme) e dal professor G. Costamagna del policlinico Universitario Gemelli di Roma sono incoraggianti. Tutti i 15 pazienti trattati hanno interrotto il trattamento con IPP mentre il 27% (4/15 usavano gli IPP a spot) gli avvenimenti avversi erano limitati e riguardavano dolore retrostenaleper alcuni giorni dopo l`intervento.


É attivo per maggiori informazioni il numero verde 800 98 4873 dal lunedí al venerdí dalle 9.00 alle 18.00



Link:http://www.asca.it/docs/NewsLetters/Target/famiglia/03/05/15/nlf11.htm



Altro Link: http://italiasalute.leonardo.it/news.asp?ID=4673

sabato 14 luglio 2007

Collare magnetico per combattere il reflusso gastroesofageo

Sperimentato un nuovo dispositivo per curare il reflusso gastroesofageo. L'Italia è stata la prima ad introdurre il dispositivo che promette ottimi risultati a fronte di un intervento laparoscopico poco invasivo e di un congegno praticamente miniaturizzato in titanio.Il reflusso gastroesofageo colpisce il 10% degli italiani e per combatterlo è stata sperimentato un nuovo trattamento basato sull'uso di un innovativo "collare magnetico": un dispositivo composto da magneti in titanio capace di controllare il reflusso a seconda della pressione nello stomaco.
Il dispositivo è introdotto nell'organismo con un intervento laparoscopico e potrebbe evitare ai pazienti i trattamenti farmacologici classici che, a volte, possono durare anche tutta la vita.
Link:http://www.barimia.info/modules/guide/item.php?itemid=285

Intervento del Dr. Michele Porcini 30/10/2006

Ringrazio il Dott. D'Oriano, da me conosciuto personalmente, che ha sollecitato il mio intervento in questo forum. Sono il Dott. Michele Porcini, chirurgo generale, moderatore del forum di chirurgia dell'obesità, con competenza, ovviamente, di chirurgia dell'apparato digerente. Mi inserisco in questa discussione con la speranza di essere di aiuto. In merito alla richiesta di chiarimenti sulla chirurgia della MRGE, mi congratulo con l'amico Marcogancio per la competenza acquisita e, sono daccordo con i concetti e le indicazioni poste dal Dott. D'Oriano, ma voglio dire a Marco che il dosaggio di IPP 40+40 non è corretto, innanzitutto perchè basta somministrare 40 mg in toto, preferibilmente in bolo unico,ma molto spesso anche meno, per ottenere risposta, ma soprattutto per evitare un effetto rebound allorchè viene sospesa la terapia. Non bisogna dimenticare infatti, che tali farmaci determinano una brusca riduzione dell'acido cloridrico, e che l'anacloridria (assenza di acido cloridrico) rende l'ambiente gastrico ideale per lo sviluppo del cancro.A Elvis 83 infine voglio dire che quasi certamente il reflusso è conseguenza dell'ernia iatale e l'esofagite ne è la conseguenza logica. La grandezza dell'ernia non è necessariamente in rapporto alla gravità della MRG; molto spesso riscontriamo delle esofagiti importanti con erniette piccole. Fondamentale quindi è uno studio correto di tale patologia con: )EGDscopia, 2)PH manometria esofagea, 3)eventuale rx clisma a doppio contrasto dell'esofago.Allo stato attuale comunque, in presenza di ernia iatale con esofagite, (patologia chirurgica) la terapia è "chirurgica":("Foudoplicatio videolaparoscopica")Un saluto a tutti Michele Porcini.
Dr Michele Porcini. Chirurgia della obesità P.O.S.M.d.P.Incurabili.Tel.337904288

Intervento del Dr. Giuseppe D'Oriano 29/10/2006

La terapia chirurgica e nel caso la fundoplicatio sec Nissen,è da riservare alle forme di esofagite da reflusso resistenti al trattamento medico antisecretivo con IPP a dosaggi pieni, a soggetti giovani e ai casi che hanno avuto complicanze da reflusso come emorragia, displasie severe ,esofago di Barret, stenosi.Inoltre è indicata in pazienti che hanno sviluppato una severa sintomatologia respiratoria dovuta al reflusso.Le cause dell'esofagita da reflusso possiamo dividerle per comodità in due gruppi:reflusso per incapacita contenitiva dello sfintere esofageo inferiore ,e esofagiti per ernia iatale.Questa distinzione è importante per l'indicazione chirurgica alla fondoplicatio.In assenza di ernia iatale o ernie paraesofagee, si prendono in considerazione nuove metodiche endoscopiche che inietteno delle sostanze biocompatibili a livello della giunzione esofago-gastrica con lo scopo di aumentare la contineza dello sfintere esofageo nel fine di impedire il reflusso acido.

Svolta nella cura del rigurgito. Il disturbo colpisce 4 milioni di italiani

E' una sostanza biologicamente innocua, un polimero, simile ma non uguale al silicone, a costituire la nuova frontiera nella cura del reflusso gastro-esofageo, la condizione che affligge oggi 4 milioni di italiani a causa dello sfiancamento del cardias, la valvola posta tra stomaco ed esofago con la funzione di evitare il ritorno alimentare. La novità viene da Pisa, dove l'èquipe dell'Unità Operativa di Gastroenterologia dell'Azienda Ospedaliera Pisana diretta dal dottor Alfonso Capria, parallelamente alle esperienze in corso in Belgio ed a Roma, sta portando avanti con successo la sperimentazione. Secondo il dottor Capria, l'impianto di tale sostanza, già ampiamente collaudato nelle tecniche di neurochirurgia vascolare, nello spessore muscolare della valvola durante l'esecuzione di una gastroscopia è in grado di riforzarla e di ripristinare una normale situazione nell'arco di alcuni giorni. Fino ad ora oltre il 50% delle persone affette dal disturbo non aveva successo con la terapia farmacologica e l'alternativa era costituita dall'intervento chirurgico. Lanuova metodica apre adesso differenti strade ed i controlli a distanza stanno confermando la positività dei risultati. 05 Febbraio 2001

Link: http://www.kwsalute.kataweb.it/Notizia/0,1044,1486,00.html

Intervento di un utente di forumsalute 19/10/2006

Nikname:
Marcomancio

1) I massaggi chiropratici possono far regredire l'ernia e far ritornare l'intero stomaco in sede.2) La maggior parte dei "possessori" di ernia iatale e' del tutto asintomatica.3) La maggior parte di coloro che trovano il giusto compromesso tra IPP e i propri sintomi possono vita natural durante assumere IPP (gratuiti) e senza controindicazioni pericolose senza avere piu' sintomi ne' tipici ne' atipici.4) Il buteyko e' un'altra tecnica riconosciuta (anche qui sul forum, basta leggere) che rende innocua l'ernia.5) Il pantoprazolo, ad esempio, non viene espulso via epatica.6) NON SI MUORE DI ERNIA! Si puo' morire di cancro all'esofago, ma non e' colpa dell'ernia e gli IPP annullano questo rischio.basta leggere le altre 100 pagine per avere alte decine di risposte.Come si puo', poi, eticamente, consigliare una operazione alla cieca? Ognuno ha il suo fisico con i suoi problemi fisici e psicologici, e i suoi sintomi piu' o meno invalidanti.Comunque, solo SE tutte le tecniche descritte non hanno successo (e ce ne sono altre) allora puo' avere senso fare l'operazione (sempre che abbiate sintomi invalidanti fisicamente o socialmente), altrimenti non capisco il piacere di rischiare la vita per poi, con ogni probabilita' avere la recidiva a distanza di 5 o 10 anni (per essere poi non piu' operabili, la 2° operazione di ernia non si fa).Meditate.Ripeto, poi fate come volete. Ma una operazione e' sempre un rischio per la vita, anche l'appendicectomia.

Reflusso gastroesofageo, nuova tecnica endoscopica

Messa a punto una nuova tecnica endoscopica per la cura del reflusso gastroesofageo, malattia in apparenza molto diffusa, sicuramente al centro di un vasto mercato. L'intervento è stato eseguito con successo da un’équipe multidisciplinare composta da Riccardo Rosati, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Generale e Mini-Invasiva dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano), e da Alessandro Repici, responsabile del Servizio di Endoscopia Digestiva nell’ambito dell’Unità Operativa di Gastroenterologia dello stesso istituto.
Ad oggi con questa nuova tecnica sono stati trattati 20 casi al mondo, tutti in Belgio presso l’Hôpital St. Pierre di Bruxelles, con risultati molto incoraggianti sia a breve (ottima tolleranza e totale assenza di complicanze) sia a medio termine (80-85 per cento dei pazienti in buone condizioni senza necessità di assumere terapia farmacologica).
“La correzione dell’alterata funzionalità del cardias, valvola che collega esofago e stomaco", spiegano Riccardo Rosati e Alessandro Repici, "avviene attraverso un innovativo dispositivo introdotto per via orale sotto guida endoscopica. La forma a coda di gambero della sua parte finale, che gli permette di girarsi a 90°, consente di effettuare una plastica antireflusso a 270° attraverso un sistema di retrazione della parete gastrica (helical retractor) e il posizionamento di suture in polipropilene che saldano esofago e stomaco ricostruendo la naturale barriera anti-reflusso in modo simile alla chirurgia. I risultati sono infatti del tutto paragonabili a quelli ottenuti con la plastica antireflusso secondo ‘Toupet’, la metodica chirurgica più utilizzata in Francia. La procedura, per ora eseguita in anestesia generale, dura all’incirca un’ora. Grazie alla sua minima invasività permette al paziente un immediato recupero. Se anche i risultati a medio e lungo termine si confermeranno positivi, in futuro questa metodica sarà sicuramente applicata con indicazioni più ampie rispetto alla chirurgia, che comunque mantiene un ruolo di prima scelta soprattutto per i pazienti con ernia iatale e/o esofago di Barrett: al momento questo dispositivo è infatti ancora in fase di sperimentazione, ed è oggetto di uno studio multicentrico al quale partecipano oltre all’Italia la Francia ed il Belgio”.
Questa nuova tecnica, nei pazienti che presentano le corrette indicazioni - ad esempio in assenza di una ernia iatale molto voluminosa - permette di evitare un intervento più invasivo o una terapia farmacologica per tutta la vita, che attualmente rappresentano gli standard di cura del reflusso.
Il reflusso gastroesofageo è una malattia cronica recidivante, i cui sintomi (bruciore di stomaco o dietro lo sterno, acidità, rigurgito, senso di digestione lenta e faticosa) hanno un impatto negativo sulla qualità di vita del paziente. Se mal curata, inoltre, questa malattia costituisce uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo dell’esofago di Barrett e del tumore esofageo. Imparare a riconoscere i sintomi del reflusso è quindi molto importante, per rivolgersi tempestivamente al proprio medico ed iniziare una cura adatta.
Al di là della nuova tecnica endoscopica sono oggi due le metodologie di cura di comprovata efficacia: la terapia medica o l’intervento chirurgico. La prima si basa sull’assunzione di farmaci che impediscono la produzione di acido a livello gastrico, privando così il materiale che ritorna in esofago delle caratteristiche nocive per la mucosa esofagea. L’intervento di “fundoplicatio laparoscopica”, invece, mira a ricostruire la naturale barriera anti-reflusso a livello del cardias. Fonte: Ufficio stampa Istituto Clinico Humanitas 2006.

Link:http://it.health.yahoo.net/c_news.asp?id=16314&c=22&s=2

L’intervento chirurgico

I farmaci usati per la cura del reflusso sono efficaci nel 95% dei casi. Esistono però dei casi in cui non hanno effetto e i sintomi rimangono nonostante la cura.
In questi casi è necessario ricorrere all'intervento chirurgico.
L'operazione che si esegue di solito è chiamata fundoplicatio o plastica antireflusso. Questa operazione serve a ricostruire la valvola tra esofago e stomaco. Per eseguirla, i medici avvolgono la parte superiore dello stomaco attorno alla parte finale dell'esofago.
L'operazione viene fatta in due modi: in modo tradizionale (aprendo il torace) o in laparoscopia.
La laparoscopia è una tecnica meno "invasiva". Anziché aprire il torace come viene fatto di solito, vengono fatti dei piccoli buchi in cui si infilano degli strumenti sottili (delle specie di aghi). Questa tecnica evita perciò di dover fare una grossa incisione sull'addome.
L'operazione è efficace nella maggior parte dei casi. Nell'80% dei casi i sintomi scompaiono. E il reflusso non torna per almeno 5-10 anni.
Le complicazioni dell'intervento sono rare. In genere sono dovute al ristagno di cibo nella valvola ricostruita. Fortunatamente questo si verifica molto di rado. E quando succede è sufficiente dilatare con un endoscopio la parte di esofago dove si è accumulato il cibo.

Link: http://www.reflusso.net/consumer/reflusso_cura_chirurgico.asp

Consigli dietetici

Il cibo è una delle cause del reflusso. Esistono molti alimenti che fanno venire il reflusso o che possono peggiorarlo. Per questo chi soffre di reflusso deve fare molta attenzione a quello che mangia.
Seguire una dieta adatta serve sia a curare, sia a prevenire questo disturbo.
Curare l'alimentazione non significa solo sapere scegliere gli alimenti adatti. Chi soffre di reflusso deve anche cambiare il modo di mangiare.
Seguire una dieta adatta aiuta a migliorare i sintomi del reflusso nel 50% dei casi. Ecco qualche consiglio sulla dieta più adatta a chi soffre di reflusso.

Cosa mangiare e cosa evitare
In generale, è meglio mangiare cibi ricchi di fibre e proteine. Eliminare fritti, condimenti e salse. Ridurre il consumo di aglio, cipolla, menta, anice, caffè e tè. Ed evitare di mangiare cibi acidi o speziati. Ecco un elenco di alimenti consentiti e sconsigliati:
Carboidrati: si possono mangiare pasta e riso con sughi e condimenti leggeri.
Carni: sono più indicate le carni bianche (tacchino, pollo) e quelle magre (vitello e coniglio). Sono invece da evitare le carni grasse (maiale) e quelle affumicate. Tra gli affettati si possono mangiare la bresaola e il prosciutto (sia crudo che cotto). Gli insaccati vanno evitati.
Pesce: vanno bene tutti i tipi di pesce (sia fresco che surgelato).
Formaggi: sono più adatti quelli freschi (come ricotta o mozzarella). È meglio evitare di mangiare quelli molto grassi o fermentati (gorgonzola, taleggio, mascarpone e brie).
Latte: il latte non è controindicato. È meglio bere quello scremato.
Uova: vanno bene. Meglio evitare quelle sode o fritte. Preferire quelle alla coque.
Dolci: è sempre meglio mangiarne pochi. Evitare quelli farciti con creme o cioccolato. E preferire i biscotti secchi e piccole quantità di marmellata alla frutta.
Condimenti: eliminare burro, strutto e dado. Condire solo con olio d'oliva (meglio se extra-vergine). Evitare l'uso di spezie (cannella, noce moscata e curry).
Bevande: limitare il consumo di alcolici, tè, caffè, bibite gassate, bibite contenenti caffeina, succhi di frutta (arancio, pompelmo, limone, ananas, pomodoro). Bere acqua naturale non gassata.
Frutta: si possono tranquillamente mangiare mele, more, lamponi, meloni, banane, pere, pesche.
Verdure: tutte le verdure vanno bene.
Quando e come mangiare
Anche il modo in cui si mangia è importante. Ecco alcune regole che è bene seguire:
Evitare i pasti abbondanti.
Mangiare poco e spesso (preferire 4 o 5 piccoli pasti nell'arco di una giornata). Mangiare lentamente.
Aspettare almeno tre o quattro ore prima di coricarsi dopo aver mangiato. Consumare cene leggere.

Link: http://www.reflusso.net/consumer/reflusso_cura_fare_consigli.asp

Migliore il controllo della sintomatologia da GERD

Un studio ancora in corso, dai risultati non definitivi

Il grado di soddisfazione dei pazienti affetti da malattia da reflusso gastroesofageo (GERD, gastroesophageal reflux disease) sarebbe significativamente maggiore successivamente a un intervento chirurgico per via laparoscopica, rispetto a quello in corso di terapia con inibitori della pompa protonica (IPP).
Il Dott. Michael Anvari e coll. (McMaster University di Hamilton, Ontario, Canada) hanno randomizzato 104 pazienti affetti da GERD (età media 42 anni) a un intervento di fundoplicatio secondo Nissen per via laparoscopica o a un trattamento ottimale con IPP. I ricercatori, nel corso della Digestive Disease Week 2006, hanno riferito di aver ottenuto risultati nettamente migliori nei pazienti del primo gruppo.
I criteri di arruolamento allo studio prevedevano la presenza di GERD da almeno 2 anni, il trattamento con IPP per almeno un anno con un soddisfacente controllo della sintomatologia (definito da un punteggio <18>4% off-therapy.
Prima della randomizzazione i pazienti avevano sospeso l’assunzione di tutti i farmaci. Il punteggio iniziale al Global Rating Scale (GRS) era approssimativamente di 82, quello al GERD score attorno a 30 e la percentuale di reflusso nelle 24 ore del 10% circa, per tutti i pazienti che avevano sospeso la terapia.
Nel corso del follow-up si sono persi 6 pazienti. A distanza di un anno, i soggetti in terapia ottimale con IPP avevano un punteggio medio di 73,3 al GRS score, un GERD score di 12,82 e un reflusso gastrico del 5,44%. I valori corrispondenti nei pazienti sottoposti a intervento erano 90,2, 8,46 e 1,50%.
Il Dott. Anvari ha riconosciuto che i dati riferiti dai pazienti rappresentano un’informazione soggettiva, ma ha detto di “dubitare che un effetto placebo possa durare diversi anni”. Ha inoltre affermato che la procedura chirurgica possiede una scarsa morbilità, ma che necessita di una “curva di apprendimento”. Nel suo Centro, tuttavia, “il buon successo della metodica sta diventando sempre meno operatore-dipendente”.
Quattordici dei pazienti sottoposti a intervento sono andati incontro a recidiva, agevolmente controllata riprendendo il trattamento farmacologico con IPP."Sono dati provvisori, lo studio è ancora in corso" ha infine ricordato alla platea il Dott. Anvari. "ed è troppo presto per trarre conclusioni a lungo termine relative a un approccio terapeutico piuttosto che all’altro".

Link: http://www.congressomedico.it/congressi/2006/ddw/23_mag_art_4.asp

Allarme depressione in Italia

ROMA - La depressione sta diventando un'emergenza mondiale, e i dati italiani sembrano confermarlo: ne soffre un milione e mezzo di persone, molti anziani, ma soprattutto le donne, che rappresentano i due terzi dei malati. Non solo: un depresso su due rischia una ricaduta nel giro di pochi anni. Di sintomi, cause, conseguenze del 'male oscuro' discutono in questi giorni gli esperti, riuniti a Toronto per l'American Psychiatric Association. Di fronte a queste cifre, tutti concordano: occorre cambiare le regole della cura. Anche perché, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, entro il 2020 la depressione sarà la patologia più diffusa dopo le malattie cardiovascolari. Tanto per cominciare, dicono gli psichiatri, la depressione va diagnosticata e affrontata precocemente con terapie adeguate prima che diventi cronica. "Una cura non appropriata - afferma Massimo Di Giannantonio, dell'Università di Chieti - rischia di fare solo una 'sciacquatura' dei sintomi. Al contrario, una corretta terapia è l'unico modo per evitare pericolose ricadute". Che si verificano, per la metà dei casi, entro quattro anni dal primo attacco: a quel punto il pericolo è che la malattia si cronicizzi.
dcmaxversion = 9
dcminversion = 6
Do
On Error Resume Next
plugin = (IsObject(CreateObject("ShockwaveFlash.ShockwaveFlash." & dcmaxversion & "")))
If plugin = true Then Exit Do
dcmaxversion = dcmaxversion - 1
Loop While dcmaxversion >= dcminversion
Come riconoscere il 'male oscuro'? Ecco alcuni segnali: apatia o ridotta volontà, una diminuzione della capacità di fare o prendere decisioni, defaillance cognitive a livello di memoria o di attenzione. Ma anche sintomi più evidenti, come inappetenza, insonnia, o dolore senza alcuna spiegazione fisica. I soggetti più a rischio sono le donne, "per le loro caratteristiche fisiche, in particolare per la presenza di ormoni come gli estrogeni", dice Claudio Mencacci, del dipartimento di Psichiatria del Fatebenefratelli di Milano. Le probabilità di soffrire di depressione aumentano proprio in età fertile, ma la forma più subdola in cui si manifesta la malattia è la depressione post parto, spesso non riconosciuta, che colpisce con più facilità le donne che in genere soffrono seri dolori premestruali o di tiroide. Quanto alle cure, si ricorre sempre di più ai farmaci, soprattutto per combattere la cronicizzazione della malattia. Buone possibilità di successo vengono dall'ultimo ritrovato medicinale, la venlafaxina, che ridurrebbe fino al 92% il rischio di ricadute. Un farmaco testato su 1000 volontari: agisce sui neurotrasmettitori coinvolti nell'umore, come la serotonina e la noradrenalina, e secondo gli esperti, consente ai depressi di tornare a una vita perfettamente normale. (22 maggio 2006)

Link: http://www.repubblica.it/2006/05/sezioni/cronaca/depressione/depressione/depressione.html

Cos'è il "Metodo Trabucco"

Informazioni generali
Il "Metodo Trabucco" consiste nel trattare chirurgicamente l'ernia ponendo nella regione interessata una doppia protesi di rete in Polipropilene (Plug + Mesh), posizionata in regione inguinale in anestesia locale. Tale rete provoca un'utile reazione dell'organismo che irrobustisce stabilmente la parete addominale. Il trattamento è improntato a minimizzare il trauma chirurgico e ridurre i tempi di degenza. Il paziente effettua gli esami di routine preoperatori in regime ambulatoriale. Esegue da se stesso la depilazione della regione interessata mediante crema. Viene ricoverato la sera precedente l'intervento. Non esegue digiuno preoperatorio nè effettua clisteri evacuativi. Non sospende eventuali terapie in corso (tranne i farmaci che interferiscono con la coagulazione). L'atto operatorio dura, di norma, circa 40 minuti. Durante l'intervento si può colloquiare tranquillamente con l'equipe, ascoltare musica o riposare. Il paziente si alza dal letto operatorio da solo e viene dimesso di solito il giorno successivo l'intervento. Mediante tale tecnica, che non altera l'anatomia del canale inguinale, il dolore postoperatorio è minimo, i tempi di degenza sono estremamente brevi per cui è rapida la ripresa delle attività usuali. L'anestesia locale, grazie al paziente sveglio e collaborante, consente un accurato controllo della riparazione e riduce il rischio operatorio praticamente a zero. Per tale ragione può essere applicata in tutti quei casi in cui per patologie concomitanti (cardiopatie, malattie respiratorie, discopatie, ecc.) l'anestesia generale o spinale è controindicata. La percentuale di recidive con tale metodica è inferiore al 1% contro al 8% delle metodiche tradizionali (Plastica Bassini, Metodo Shouldice, ecc.) pur correttamente applicate.

Link: http://xoomer.alice.it/sbasiler/metodo.html

Alcune riscontri sulla fundoplicatio

Dal CUP alcuni riscontri sulla fundoplicatio
Link http://www.cup2000.it/cup2000/it/servizi/mol/cercamol.asp?whichpage=1&pagesize=10&keyword=fundoplicatio&sql=&R1==

Rimedi naturali/ come eseguire l`automassaggio

Applicare questa procedura ogni mattina per almeno un mese odue per ernie presenti da lunghi periodi. I primi due step sono opzionali. (Io uso l'acqua calda). Questa procedura va applicata ogni volta lo stomaco non è alsuo posto, ma i migliori risultati sono raggiunti se è fatto a stomaco vuoto.


1.Cinque minuti prima della procedura prendere 15-20 goccie di "lobelia essenza" e "Stress-J liquido" in acqua calda per rilassare il diaframma e il nervo vago.
Si può prendere anche giornalmente magnesio per aiutare il rilassamento dei muscoli.


2. Massagiare con olio "Tei Fu" o olio essenziale di camomilla o di lavanda l'area dello stomaco prima della procedura. (Secondo me basta massaggiarlo anche se non si hanno questi oli)


3.Distendersi a pancia in su su una dura superficie o sul pavimento. Prendere un respiro profondo e ricordarsi della sensazione. ( dopo la procedura sarai in grado di respirare più profondamente e più facilmente).


4.Piazzare entrambe le mani sotto lo sterno. I palmi sono rivolti verso il corpo e le dita si toccano così che i pollici si incontrano proprio sotto lo sterno. (considerate che dovete premere con i pollici sotto lo sterno)


5. Prendere un respiro profondo e appena esali lentamente e con forza, premere i pollici dentro e spingere verso il basso di circa 5 cmcon una forte pressione. Non rilasciare le mani o la pressione alla fine del respiro.


6. Mantenere costante la pressione con i pollici, prendere un altro respiro e ripetere la procedura finchè non si arriva spingendo verso il basso quasi all'ombelico. Questo avviene in circa 3-5 respiri.


7. Tenere il pollice sinistro in questa posizione e muovere il pollice destro al fine di chiudere la valvola ileocecale. La valvola si trova così. Linea che congiunge ombelico e parte alta dell'anca destra. Tale linea è parallela al pavimento. Prendere il centro di questa linea e andare giù di circa 5 cm. Questo è il punto della valvola. Questa valvola deve venire chiusa.

8. Con il pollice sinistro fermo dove era prima mantenedo la pressione, il pollice destro applica una pressione sulla valvola ileocecale dentro (si preme) e verso l'alto verso lo stomaco. tenere tale pressione per 30 secondi. Rilasciare con ul lento massaggio.

9. Ripetere l'intera procedura (step 4-8) per tre volte. Prendere un respiro profondo e vedere quanto meglio ci si sente.

10. Per evitare la pressione sullo stomaco, non alzarsi, ma rotolarsi su un lato e mettersi a sedere usando le braccia piuttosto che i muscoli addominali.

Metodo alternativo per curare il reflusso

Hiatal Hernia: An Overlooked Cause of Disease
By: Steven H. Horne
About three years ago Jack Ritchason, a naturopathic physician, corrected a health problem I must have carried since childhood--a hiatal hernia. The impact this simple maneuver has had on my health has amazed me. I immediately noticed a difference in my lung capacity and my digestion and in the months that followed I began to put some muscle on my skin and bones frame and gain newfound strength and stamina.
Dr. Ritchason tells me that this is a common health problem and my own observations as well as those of others confirm this fact. But this is more than a personal observation as the American Digestive Disease Society has estimated that nearly half of all adults--some 60 million people--have a hiatal hernia.
It occurs more often in women than in men. It affects people of all ages, but is most prevalent in people over 50 and highly likely in people over 65.
The Great MimicHiatal Hernia has been called the "great mimic" because it mimics many disorders. A person with this problem can get such severe pains in their chest that they think they are having a heart attack. They may think they have an over acid stomach because they will regurgitate stomach acid after they eat, or their stomach may hurt so badly they will think they have an ulcer. This is just a sampling of the symptoms that may occur from this disorder.
What is a Hiatal Hernia?
When you swallow, your food passes down a long tube known as the esophagus into the stomach. This tube must pass through a muscle known as the diaphragm, which is located near the bottom of your rib cage. This opening in the diaphragm, which permits the esophogus to pass through, is regulated by a sphincter muscle (or "valve") which relaxes and opens when we swallow to permit the food to pass through the diaphram and into the stomach. This sphincter then closes to prevent stomach acid from coming back up into the throat. A hiatal hernia occurs when the top of the stomach rolls or slides up into this opening and becomes stuck there.
Symptoms
Naturally, when part of the stomach is forced into this opening, the sphincter cannot close properly. Thus, stomach acid may travel back up into the esophagus causing burning sensations (heartburn), esophageal spasms, inflammations and ulcers.
The cramped position of the stomach can also stress the vagus nerve, which stimulates the release of hydrochloric acid. This can cause both over and under secretion of hydrochloric acid and stomach enzymes. It may also affect the sphincter or valve at the bottom of the stomach so that digestive secretions "leak" out of the stomach and are lost before they have completed their job.
The hiatal hernia will also interfere with the movement of the diaphragm muscle. This muscle normally pulls downward to expand the chest capacity and inflate the lungs. Since the hiatal hernia interferes with this movement, the person may be restricted to shallow breathing, or will resort to using the chest and shoulders to expand the lung capacity and take a deep breath.
The esophagus may also "kink" in the throat, which will irritate the thyroid gland and may cause some difficulty in swallowing. Often persons with hiatal hernias will have difficulty in swallowing capsules or tablets as they get the sensation that they are "sticking" in their throat.
The irritation on the vagus nerve can cause reflex irritations throughout the body. The vagus nerve comes from the medulla and goes to the heart, esophagus, lungs, stomach, small intestines, liver, gall bladder, pancreas and colon. It also hass links to the kidney, bladder, and external genitalia. Thus, a hiatal hernia may start imbalances in the system such as decreased stomach acid and ph imbalance in the intestines and elsewhere.
If a person develops poor stomach digestion due to a lack of hydrocholoric acid, they will have difficulty digesting and assimilating protein and most minerals. It will also contribute to food putrefacation in the intestines, causing greater toxicity in the body. This lack of nutrition and toxic condition may contribute towards food allergies, constipation, anemia and immune and glandular system weaknesses.
Two other problems that a hiatal hernia may contribute to are asthma and heart disease. Since the hernia reduces the lung capacity by interfering with natural breathing, it could be a factor in asthma. The hernia may also put pressure on the heart. Gas in the intestines may put pressure on the hernia and push it against the bottom of the heart, which may be one way in which a heart attack can be triggered. None of this spells immediate fatality, but it does point to a major contributing factor in degenerative illness.
Causes
The causes of a hiatal hernia are speculative and unique to each individual. However, there are a number causes. First of all there may be a mechanical cause. Improper lifting, hard coughing bouts heavy lifting, sharp blows to the abdomen (the kind that "knock the wind out of you"), tight clothing and poor posture may contribute to the development of this problem. Improper lifting may be the biggest mechanical cause of this disorder. If the air is not expelled out of a person's lungs while lifting, it will force the stomach into the esophagus.
Secondly, there are dietary causes. Hiatal hernia just about always accompnies a swollen ileocecal valve. The ileocecal valve is the valve between the small and large intestines which permits material to enter the colon from the large intestine, but prevents material in the colon from moving back into the small intestine. When this valve becomes swollen and irritated it cannot close properly. This allows material from the colon to leak back into the small intestine. This is analogous your sewer backing up into your kitchen. This creates gas and indigestion, which puts pressure on the stomach and presses it tighter against the diaphram.
The relationship between the ileocecal valve and the hiatal hernia is a chicken/egg situation ... it is hard to know which comes first. However, it is clear that the ileocecal problem aggravates the hernia. Hence, the things which irritate that valve may be causal factors. These are the basic causes of digestive problems: poor food combining, overeating, drinking with meals, overeating and eating when upset.
Lastly, there are emotional causes. According to one applied kinesiologist text a hiatal hernia comes from repressed anger. A person "swallows their anger" and "can't stomach it." When you get angry, you suck your beadth upward. If you fail to release this anger, your stomach stays up. I have observed that most of the people with severe hiatal hernias have a great deal of emotional stress and hold a lot of it inside.
Identification
The easiest way to tell if you or someone you know has a hiatal hernia is to place your fingers on the solar Plexus, just below the breastbone. Then take a deep breath. You should feel the solar plexus expand and move outward. If there is no movement at the solar plexus and you have to lift your chest and shoulders to take a deep breath, then you probably have a hiatal hernia. You should be able to take a deep abdominal breath without lifting your shoulders.
There are other, more complicated, methods of determining if you have a hiatal hernia, such as muscle testing, but this is a fairly simple and reliable method.
Correction
Since a hiatal hernia is primarily a mechanical problem, the easiest and best way to correct it is mechanically. Medical doctors have attempted surgery to correct this disorder, but the results tend to be poor. Cutting into this area can further weaken it so that the hernia will return in short order. A better method is to manipulate the stomach and bring down the hernia by hand. Unfortunately, you can't do this to yourself. You will need to find a good chiropractor, applied kinesiologist or massage therapist who understands this problems and knows how to correct it.
If you want to learn how to do this adjustment to others, you will have to find someone who does it and have them show you how since it is impossible to adequately describe the technique(s) in writing. They have to be learned through demonstration and practice.
For a chiropractor in your area who knows how to adjust hiatal hernias, click here.
Self-Adjustment
There are some self-help adjustment techniques. They aren't as effective as having someone else perform the adjustment, but they may help. The best one I've tried is to drink a pint of warm water first thing in the morning, then stand on your toes and drop suddenly to your heels several times. The warm water helps to relax the stomach and diaphragm and puts some weight in the stomach. By dropping down suddenly, the weight of the water helps to pull the stomach down. In a mild case, this might be enough to bring the hernia down. In a more severe case it may loosen the stomach and make it easier for someone else to bring it down. It will also help you to keep the stomach down once mechanical corrections have been made.
Nutrititional Aids
Until the problem is corrected mechanically, there are some nutritional therapies which may be of help. Immediate, but temporary, relief of pain and discomfort can often be achieved by the use of a mucilaginous herb like slippery elm or comfrey. These herbs absorb the digestive secretions and help to prevent their traveling back up the esophagus and burning it. They also help to prevent irritation of the ileocecal valve. Comfrey can also speed the healing of this problem once mechanical adjustments have been made. Okra pepsin is a good combination for this problem as well.
Marshmallow is also helpful in soothing the mucous membranes for hiatal hernias and other ulcerations in the gastrointestinal system.
A digestive aid will help the person obtain the nutrients they need when the hernia is interfering with digestion.
This may take the form of a hydrochloric acid supplement or a food enzyme tablet, or perhaps an herbal digestive aid such as papaya and peppermint, chamomile tea, safflowers, ginger root and so forth.
Other food or herb products that have been used to help people with hiatal hernias include: raw cabbage juice (where ulcerations have occurred), balm, barley water, brown rice, celery, coriander, gentian, hops, licorice, marshmallow and passion flower.
Dietary modifications may be necessary to relieve the problem and to keep it from reoccurring once it has been corrected. Since the pressure of abdominal gas can push the stomach upward, it would be advisable to avoid gas forming foods like beans. It would also be wise to watch food combinations carefully and to avoid overeating. Dr. Jack Ritchason recommends that people with hiatal hernias avoid eating any heavy meals after 3 pm.
Below you will find a checklist of symptoms which will help you in identifying people who have this problem so they can take steps to correct it.
Symptoms of a Hiatal Hernia
What is a Hitatal Hernia?
A hiatal hernia occurs when the top of the stomach rolls or slides up into the opening in the diaphragm which the esophogus passes through and becomes stuck there.
This condition may create difficulty with digestion (and hence general nutrition and well-being) as well as breathing difficulties, nervous problems, circulatory problems and glandular imbalances. All of the following symptoms have been connected with a hiatal hernia. If you have some of these symptoms especially those marked with an asterisk (*) you may wish to consider being checked for this condition.
DIGESTIVE DIFFICULTIES
*Belching, *Bloating, *Heartburn, *Difficulty digesting meat/high protein foods, Tension or pressure at the solar plexis, Sensitivity at the waist, Intestinal gas, Regurgitation, Hiccups, Lack or limitation of appetite, Nausea, Vomiting, Diarrhea, Constipation, Colic in children, Difficulty in gaining weight or overweight, Ulcers.
BREATHING AND CIRCULATION PROBLEMS
*Difficulty with deep abdominal breathing, *Difficulty in swallowing capsules, *Asthma, *Inability to take a deep breath from diaphragm, Overall fatigue, Tendency to swallow air, Allergies, Dry tickling cough, Full feeling at base of throat, Pain or burning in upper chest, Pressure in the chest, Pain in the left side of chest, Pressure below breastbone, Lung pain, Rapid heartbeat, Rapid rise in blood pressure, Pain in left shoulder, arm or side of neck.
STRUCTURAL COMPLAINTS
TMJ (Temporo-Mandibular Joint Pain), Bruxism (Grinding teeth in sleep), Joint pain, Localized or overall spinal pain, Headaches.
STRESS
*Suppression of anger or other emotions, *Living with or having lived with a quick-tempered person, Dizziness, Shakiness, Mental Confusion, Anxiety attacks, Insomnia, Hyperactivity in children.
OTHER AILMENTS
*Open ileocecal valve, *General weakness, *Difficulty in getting and/or staying healthy, Overactive thyroid, Cravings for sugar or alcohol, Candida Albicans, Menstrual or prostate problems, Urinary difficulties, Hoarseness.
Sources
For more information about the problem of hiatal hernias, read the book "Hiatal Hernia Syndrome: Insidious Link to Major Illness" by Theodore A. Baroody, Jr., M.A., D.C., "Hiatus Hernia" by Penny Hemphill from an Australian Magazine, Nature & Health, and "Chiropractic Handout".

Link: http://www.joyfullivingservices.com/hiatalhernia.html

Reflusso gastroesofageo: finalmente e’ diagnosticabile senza sondini nasali












Buone notizie per i 15 milioni di italiani che soffrono di “bruciore di stomaco”.
Dall'11 novembre è possibile diagnosticare il reflusso gastroesofageo eliminando il catetere nasale: una capsula rileva il ph dell’esofago e lo trasmette via radio ad un ricevitore esterno.
E’ questa l’ultima frontiera nelle tecniche diagnostiche del reflusso gastroesofageo.
Una capsula hi-tech sostituirà i cateteri intranasali, che per anni hanno rappresentato l’unico metodo per misurare i livelli del ph dell’esofago e scoraggiato molti pazienti a sottoporsi all’esame diagnostico per i fastidi procurati. Questa capsula "innovativa" viene posizionata dal medico sulla parete esofagea in modo semplice e veloce, dove per 48 ore, trasmette i dati ad un apparecchio esterno, di ridotte dimensioni, applicabile alla cintura del paziente. Quest'ultimo ogni 12 secondi riceve i livelli di acidità della mucosa esofagea rilevati e registrati dalla capsula così da essere disponibili per la lettura e l'analisi da parte del medico. Dopo alcuni giorni la capsula si stacca e viene eliminata in modo “naturale”.
La capsula (Bravo Ph System) realizzata da Medtronic, oltre a non scoraggiare i pazienti a sottoporsi all’esame, permette loro di condurre una vita del tutto normale nell’arco delle 48 ore di esame, favorendo così una diagnosi molto più precisa e la prescrizione di un trattamento mirato da parte del medico.
Il reflusso gastroesofageo è una patologia molto diffusa nel mondo occidentale, colpisce infatti non meno del 20-40% della popolazione, pari circa a 40% di uomini e donne di età compresa fra 40 – 50 anni ed è principalmente dovuto al rilassamento dello sfintere esofageo, che non contraendosi completamente provoca la risalita, dallo stomaco all’esofago, del materiale acido.
“Le condizioni di reflusso gastroesofageo esistono in percentuale elevatissima nella popolazione. Noi conosciamo solo la “punta dell’iceberg” che è costituita soltanto dalla popolazione sintomatica. La stragrande maggioranza della popolazione, infatti, è talmente abituata a questi disturbi dispeptici (ad esempio: acidità e alterazione della digestione) che li considera banali e quasi come un corredo da vivere” afferma Giuseppe Di Gesù, Direttore delle Discipline chirurgiche ed Oncologiche dell’Università di Palermo, nonché il primo e ad oggi l’unico specialista in Italia ad adoperare la capsula per diagnosticare il reflusso gastroesofageo.
“La sottovalutazione della patologia da parte dei pazienti può spesso portare ad una degenerazione della malattia stessa – continua Di Gesù - Soltanto in un secondo tempo, infatti, possono emergere danni gravi a livello della mucosa esofagea, che vanno dalle erosioni alle ulcere, alla metaplasia, alla cancerizzazione.
Lo studio fisiopatologico di tutte queste condizioni attraverso l’utilizzazione del Bravo ph system consente l’individuazione di fattori patogenetici e quindi risolutori, in grado di bloccare l’evoluzione verso patologie gravi” .
Di Gesù conclude“Diciamo questo sulla base di un’esperienza poli-decennale che ci ha portato a studiare una quantità notevole di pazienti con i metodi tradizionali, conseguendo notevoli successi. Oggi l’applicazione del metodo Bravo Ph System consentirà di migliorare ancora di più questi risultati, se non altro perché sarà possibile effettuare un monitoraggio della malattia e della terapia a lungo nel tempo”.

Link:http://www.clicmedicina.it/pagine%20n%203/reflusso.htm

Una strana testimonianza di regressione di ernia

Ciao a tutti mi chiamo Massimo,ho 33 anni e a dicembre scorso ho iniziato a soffrire dei classici sintomi dell'ernia iatale.La gastroscopia rivelava esofagite di I grado, reflusso, ernia iatale e presenza di un'isola di mucosa gastrica nell'esofago; il dottore mentre borbottava all'assistente la definiva un "barrettino". In questo periodo ho iniziato una terapia con IPP, ho evitato gli alimenti che provocano reflusso e mi sono messo a dieta riuscendo a perdere 10 kg. Ieri ho rifatto la gastroscopia e l'ernia iatale non c'era piu', insomma tutto e' tornato nella norma esofago compreso.Vi volevo chiedere se in alcuni casi l'ernia puo' regredire e se nel mio caso si trattava di esofago di barrett oppure di qualcos'altro visto che mi sembrava di aver letto che l'esofago di barrett viene dopo anni e anni di esofagite.Ciao e grazie a tutti

Una testimonianza di massaggi chiropratici 20/03/2006

Ciao, mi chiamo Lisa. Soffor di ernia iatale da circa 1 anno e mezzo e fino a due mesi fa stavo per impazzire a causa dell'infinità di disturbi. Nausea, vomito, dolori addominali, esofagite, gonfiori, scariche, palpitazioni, ecc... Ero così disperata dopo aver perso 5 chili in pochi mesi da pensare di operarmi. Poi ho scoperto gli studi di osteopatia relativamente all'ernia iatale e ho provato. Tramite massaggi lo stomaco viene riportato nella sua posizione originaria. Primo massaggio, il giorno dopo ero come nuova e ho buttato via tutti i farmaci. L'effetto è durato 3 giorni e poi lo stomaco è risalito. Secondo massaggio l'effetto è durato 2 settimane. Terzo massaggio 4 settimane. Mi sembra di rinascere, non prendo più nessun farmaco. Non so se sarà la soluzione definitiva però volevo condividere la mia esperienza con voi se può essere utile a qualcuno.CiaoLisa.P.S. : ciao michele, ho visto che sei di vittorio, io sono da conegliano.

Ciao a tutti, volevo contribuire portando la mia esperienza.

Ciao a tutti, volevo contribuire portando la mia esperienza. Sofro di reflusso da quattro anni 2 mesi e 20 giorni. Perchè sono così preciso? non è una presa in giro, questa malattia mi ha quasi distrutto sia psicologicamente che fisicamente ed è normale che voglia ricordarmi quando questo macello è cominciato. Per i primi due anni i miei dolori, male al petto, stanchezza e mancanza di respirazione, furono confusi con tantissime altre patologie, sicuramente più gravi del reflusso gastrico,ma nonostante ciò non riesco a ritenermi fortunato visto che per due anni ho ingurgitato farmaci di tutti i tipi per curare queste malattie inesistenti. Comunque dopo circa due anni uno scienziato "dot.qualsiasi" ha ipotizzato un reflusso gastrico e mi consigliò una gastroscopia. Da questo memento in poi ho toccato il fondo. Dopo una gastroscopia non difficoltosa ne dolorosa, mi diagnosticarono solo una leggera gastrite, percui non troppo degna di nota curabile con una dieta leggera (che caz.. vuol dire leggera?). Visto che i dolori al petto aumentavano di intansita' e escluso cuore e stomaco, un luminare dell'ortopedia si invento' che il dolore al petto fosse dovuto da una costola lussata e che era evidentissimo dal rx toracico. Amici io sono un elettronico e non ne capisco nulla di anatomia ma credetemi a posteriori vi possso dire che la lastra era perfetta e le costole erano tutte al loro posto. Pultroppo ai tempi ero spaventato e ingenuo e accettai a sottopormi a una terapia farmacologgica di anti infiammatori di tipo steroideo. Non vi posso nemmeno far capire quanto dolore ho avuto dopo dieci giorni di trattamento. Finalmente dopo innumerevoli visite al pronto soccorso, qualcuno deve aver avuto più pena che cervello e mi consigliò di prendere in considerazione di effettuare un'ennesima gastroscopia per ricercare una fantomatica ernia jatale. Ovviamente mi sono sottoposto alla gastro , poi in successione manometria e ph metria 24 H. Esito ernia jatale di 4 Cm. Per circa un'anno ho seguito una dieta ferrea e obbligatoriamente la cura farmacologica, composta in alternanza di tutti i farmaci che ho potuto leggere in questo forum.Ragazzi io non ne potevo più, ero afflitto, sconfitto, deluso e speventato. (ora capisco chi è malato di depressione e ne avro per sempre rispetto profondo, e se qualcuno di voi ne sofre per questa malattia, mi scriva pure mandelli.luca@libero.it, in due ci si aiuta a sopravvivere) Torniamo a mè, undici giorni fà mi sono operato di jatoplastica secondo Nissen e Rossetti con la tecnica laparoscopica. Devo essere sincero non è stata una passeggiata e non lo è tuttora. Il reflusso per ora è sparito ma sofro ancora di disfagia , dovuta al restringimento chirurgico dell'esofago, e di una continua sensazione di dover eruttare dell'aria. Se qualcuno di voi ha subito la stessa operazione , mi piacerebbe scambiarci qualche parola e sensazione. Per tutti quelli che sofrono invece non mi sento di consigliarvi nulla, ogniuno deve sentirsi dentro cosa vuole fare ma tenete in considerazione anche la mia travagliata esperienza. Coraggio c'è sempre una speranza, io sono arrivato molto in basso, e devo dire grazie a tutti quelli che mi hanno spronato ,"anche duramente", e che mi incoraggiano tutti i giorni a migliorare. RAGAZZI 3 MESI, DIECI ANNI O DUE GIORNI ALMENO HO PROVATO A FARE QUALCOSA !!!!!

MRGE recidiva dopo intervento

MRGE recidiva dopo intervento 3 Mar 06 - paolo, 33 anni (id: 30255) Egreg,Proff, Bortolotti, sono ormai 4 anni che soffro di bruciore allo stomaco e mi prende la schiena sotto la scapola. Ottobre 2004 mi operai per reflusso gastro esofageo, ma dopo 3 mesi i sintomi tornarono.Ho fatto ph metrie egr e tutto quello che c’e da fare, ma niente tutto è come 4 anni fà!!!Sono ormai un drogato di esomeprazolo 40, solo con questi medicinali sto bene,Secondo lei tutto ciò può essereplausibile nel 2006 ho devo fare ancora qualcosa? distinti saluti Paolo, Egr. Sig. Paolo, purtroppo dovra continuare sempre con gli inibitori di pompa protonica alla dose minima che però abolisca i sintomi perche la malattia da reflusso è cronica e come tale va curata. Per fortuna oggi esistono questi farmaci, che sono anche ben tollerati, perchè qualche anno fa i pazienti con MRGE avevano una pessima qualità di vita. Distinti saluti, Prof. Mauro Bortolotti. -----------------------24 Nov 04 - Massimo, 37 anni (id: 6370) Dopo intervento in laparoscopia di fundoplicatio 4 anni fà, continuo ad avere gli stessi problemi di bruciore e continua sensazione di nausetta e digestione lenta. Ho fatto ripetute gastroscopie e, il riscontro dell’operazione è regolare (cardias continente).In gastroscopia del 2002 l’antro è rivestito da mucosa variegata e’ l’istologico ha riscontrato mucosa gastrica con moderata e lieve flogosi cronica interstiziale, focalmente attiva,e nell’ultima fatta di 20 giorni fà di nuovo tutto ok tranne l’istologico che riporta mucosa gastrica con microfocolaio di metaplasia intestinale incompleta. Ps l’HP è risultato sempre negativo. Che posso fare per risolvere il mio problema ? Ed è grave ? Cordiali salutiEgregio Signore, ritengo che forse dovrà tornare a fare un trattamento del riflusso esofageo, come vedrà dall’allegato, aggiungendo un gastrocinetico tipo levosulpiride o domperidone. Naturalmente stando attento alla dieta. Il focolaio di metaplasia non è preoccupante ma fra qualche hanno va verificato.Con saluti, ---------------------------------------------reintervento per mrge 4 Gen 05 - roberta, 62 anni (id: 7618) Buongiorno, le scrivo per conto di mia madre roberta, anni 62; ha già subito un intervento di ernia iatale e ora, a distanza di tanti anni, le hanno detto che dovrebeb subirne un altro. potrebbe farlo in laparoscopia? ha già una cicatrice verticale sull’addome. grazie per l’attenzione! saluti cordiali monica per mamma RobertaUna plastica antireflusso laparoscopica per ernia jatale recidiva è tecnicamente possibile, ma più complessa. Prof. Minni ---------------------------------eccone alcuni: sono su uno di quei siti che ho linkato prima, dagli una letta, sono molto interessanti. Considera che ho letto anche di persone plurioperate di ernia jatale, anche piu' di 3 volte!

Ernia iatale: intervento chirurgico si o no?

Da un altro forum una domanda molto interessante
Link: http://www.medicitalia.it/02it/consulto.asp?idpost=4919

Alcune testimonianze di operati Nikname Marinaro

16/11/2005
Nik Name:
Marinaro

Ciao!L'intervento dura in tutto due ore (anche se questo varia da intervento ad intervento). Sono uscita dalla camera operatoria che già ero sveglia ed il giorno stesso avrei potuto anche alzarmi, ma io ho preferito alzarmi il giorno dopo.Per quanto riguarda le recidive il Professore che mi ha operato mi ha tranquillizzato che non ci saranno.Ti ripeto l'unico problema è la deglutizione che ha bisogno di tempo per tornare alla normale funzione.Vedi io ero arrivata al punto di prendere 9 pasticche al giorno:pantor 20 mg. al mattino digiunadomperidone 10 mg. al mattino prima di colazione, a mezzogiorno prima di pranzare e la sera prima di cenarereparil gel subito dopo aver mangiato a pranzo e cenagaviscon sciroppo prima di andare a dormire.ERA UN INFERNO!Pensa che adesso prendo solo il pariet per 30 gg. e poi ho smesso di avere questa schiavitù.Non era più possibile convivere con il dolore che ti massacrava sia fisicamente che moralmente.Non avevo più voglia di uscire a mangiare una semplice pizza (sai io abito a Napoli e per noi la pizza è sacra), di sedermi a tavola perché tutto diventava veleno.Se hai deciso di operarti fallo senza troppe remore.Io non so dove abiti, ma se non sei lontano da Napoli prova a contattare il Prof. Angrisani, perché è giovane e bravo, è quotatissimo in tutt'Italia ed ha studiato questa tecnica mini invasiva per molti anni in America.Ah dimenticavo non ho mai saputo le dimensioni della mia ernia, ma mi è bastato guardare il Prof. Angrisani dopo l'operazione e ho capito che era MOLTO GRANDE!Ti auguro di stare bene e ti saluto.Marina

Calibrazione della plastica antireflusso




In corso di Nissen fundoplicatio convenzionale o laparoscopica la confezione della plastica con il fondo gastrico rappresenta il fattore decisivo per il successo dell’intervento. Ciononostante non esiste a tuttoggi un metodo standardizzato che permetta al chirurgo di determinare con intraoperatoriamente la tensione della plastica secondo criteri obiettivi.
In cooperazone con la RUESCH abbiamo disegnato e realizzato un palloncino per la misurazione della tensione della plastica in corso di Nissen laparoscopica che permette al tempo stesso di definire la lunghezza e di misurare la tensione della plastica.
Dopo il primo punto della plastica il palloncino viene introdotto nell’addome e portato nello spazio fra l’esofago e la plastica. A seconda della pressione misurata dal palloncino il chirurgo può eseguire ulteriori suture sul fondo più o meno stringenti.
L’aspetto cruciale della corretta calibrazione della Nissen fundoplicatio è un problema aperto. Recentemente abbiamo assistito ad una tendenza a preferire una plastica parziale al fine di evitare complicanze da eccessiva calibrazione. Tuttavia la fundoplicatio parziale non ha sempre dimostrato di ottenere gli stessi buoni risultati di una plastica a 360°, e quando vi è riuscita la sua efficacia è risultata spesso transitoria.
Per queste ragioni è necessario determinare un metodo affidabile di calibrazione intraoperatoria della plastica antireflusso. Lo studio in corso dimostra che la calibrazione intraoperatoria della plastica può essere effettuata mediante il Tuebingen balloon con successo, a patto di mantenere la pressione all’interno del pallone, entro il range consigliato.
Si evitano così il rischio sia di ipercalibrazione con conseguente difficoltà al transito esofageo, o disfagia, sia la ipocalibrazione con conseguente scarso controllo dei disturbi da reflusso gastroesofageo.
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Terapia chirurgica - plastica antireflusso laparoscopica




L'intervento viene effettuato posizionando il paziente supino a gambe divaricate in posizione antitrendelemburg 30° - 40°. L'operatore si pone fra le gambe del paziente, l'aiuto alla destra del paziente, il cameraman a sinistra del paziente.
Previa creazione dello pneumoperitoneo vengono posizionati 5 trocars da 10 mm: il 1° in regione periombelicale; il 2° in regione epigastrica a circa 3 cm a destra della linea xifo-ombelicale, 2-3 cm al di sotto dell'apofisi ensiforme; il 3° sempre in regione epigastrica a 2 cm a sinistra della linea xifo-ombelicale, 3-4 cm al di sotto dell'apofisi ensiforme; il 4° al fianco destro 2 cm a destra della linea emiclaveare destra; il 5° al fianco sinistro 2 cm a sinistra della linea emiclaveare sinistra.
Attraverso il trocar periombelicale viene introdotta un'ottica 30°. Quindi attraverso il 4° trocar viene introdotto un retrattore che sollevando il lobo sinistro del fegato permette un'esposizione ottimale della membrana freno-esofagea. Questa viene ulteriormente evidenziata dalla trazione verso il basso-sinistra esercitata sullo stomaco da una pinza tipo endo-Babcock introdotta attraverso il 5° trocar.
La membrana freno-esofagea viene quindi sezionata dall'operatore mediante uncino elettrico e/o dissettore introdotti attraverso il 2° e il 3° trocar.
Viene effetttuata la preparazione dell'esofago e del pilastro diaframmatico destro, quindi del pilastro diaframmatico sinistro, ponendo attenzione alla preservazione dei nervi vaghi, che di solito vengono visualizzati meglio che in chirurgia tradizionale potendo usufruire dell'ingrandimento dovuto all'ottica laparoscopica e che non vengono compresi nella fundoplicatio.
Questa dissezione è un atto chirurgico estremamente delicato, perciò riteniamo di estrema utilità l'impiego di un gastroscopio flessibile a fibre ottiche introdotto in esofago intraoperatoriamente. L'uso di tale strumento può consentire il riscontro immediato di eventuali lesioni esofagee oltre a fornire una vera e propria "luce guida" nelle manovre di dissezione dell'esofago.
Prima del confezionamento della fundoplicatio, qualora venga osservata una diastasi dei pilastri diaframmatici, viene effettuata una iatoplastica mediante il posizionamento di due punti di sutura che accostano i pilastri stessi.
Attraverso la finestra creata posteriormente all'esofago viene fatta passare una pinza tipo endo-Babcock che, presa la parete anteriore del fondo gastrico, la traziona verso destra, circondando così l'esofago da dietro.
La fundoplicatura viene confezionata con il posizionamento di 3 punti di sutura fra il corpo gastrico e la parete anteriore del fondo che circonda l'esofago.

Nel video 2 si può osservare il quadro di una esofagite severa con voluminosa ernia hiatale a distanza di un anno dall’intervento di fundoplicatio. In retroversione si può osservare il caratteristico aspetto del cardias, ora continente, il cambio di mucosa in sede, l’assenza di esofagite.


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Link: http://web.mac.com/alberto.arezzo/iWeb/Site/Esofago,%20Stomaco%20e%20Duodeno/1E8E5B57-BEF2-4817-BCC6-C17B59A7DD19.html

Terapia endoscopica del reflusso

Una nuova tecnica endoscopica per la cura del reflusso gastro-esofageo, malattia che oggi colpisce 4 italiani su 10.
Ad oggi con questa nuova tecnica sono stati trattati 80 casi al mondo, con risultati molto incoraggianti sia a breve (ottima tolleranza e totale assenza di complicanze) sia a medio termine (80-85% dei pazienti in buone condizioni senza necessità di assumere terapia farmacologica).
La correzione dell’alterata funzionalità del cardias, valvola che collega esofago e stomaco avviene attraverso un innovativo dispositivo introdotto per via orale sotto guida endoscopica.
La forma a coda di gambero della sua parte finale, che gli permette di girarsi a 180°, consente di effettuare una plastica antireflusso a 270° attraverso un sistema di retrazione della parete gastrica (helical retractor) e il posizionamento di suture in polipropilene che saldano esofago e stomaco ricostruendo la naturale barriera anti-reflusso in modo simile alla chirurgia. I risultati sono infatti del tutto paragonabili a quelli ottenuti con la plastica antireflusso secondo Belsey Mark IV. La procedura, per ora eseguita in anestesia generale, dura all’incirca un’ora. Grazie alla sua minima invasività permette al paziente un immediato recupero.
Se anche i risultati a medio e lungo termine si confermeranno positivi, in futuro questa metodica sarà sicuramente applicata con indicazioni più ampie rispetto alla chirurgia, che comunque mantiene un ruolo di prima scelta soprattutto per i pazienti con ernia jatale e/o esofago di Barrett.
Questa nuova tecnica, nei pazienti che presentano le corrette indicazioni - ad esempio in assenza di una ernia jatale molto voluminosa - permette di evitare un intervento più invasivo o una terapia farmacologia per tutta la vita, che attualmente rappresentano gli standard di cura del reflusso.
Il reflusso gastro-esofageo è una malattia cronica recidivante, i cui sintomi (bruciori di stomaco o dietro lo sterno, acidità, rigurgito, senso di digestione lenta e faticosa) hanno un impatto negativo sulla qualità di vita del paziente. Se mal curata, inoltre, questa malattia costituisce uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo dell’Esofago di Barrett e del tumore esofageo. Imparare a riconoscere i sintomi del reflusso è quindi molto importante, per rivolgersi tempestivamente al proprio medico ed iniziare una cura adatta.
Al di là della nuova tecnica endoscopica sono oggi due le metodologie di cura di comprovata efficacia: la terapia medica o l’intervento chirurgico. La prima si basa sull’assunzione di farmaci che impediscono la produzione di acido a livello gastrico, privando così il materiale che ritorna in esofago delle caratteristiche nocive per la mucosa esofagea. L’intervento di “fundoplicatio laparoscopica”, invece, mira a ricostruire la naturale barriera anti-reflusso a livello del cardias.


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Farmacovigilanza del Pantoprazolo in Inghilterra

Lo scopo dello studio è stato quello di verificare la sicurezza del Pantoprazolo (in Italia: Pantecta , Pantopran , Pantorc , Peptazol ) un inibitore della pompa protonica , nei sei mesi successivi al lancio del farmaco in Inghilterra, avvenuto nel 1996.

Il farmaco è stato prescritto dai medici di Medicina Generale ( G.P, General Practitioners ) a 11.541 pazienti, soprattutto nelle indicazioni : reflusso esofageo (22,7%) , dispepsia (16,9%).

I Medici di Medicina generale hanno segnalato 107 reazioni avverse dovute al farmaco.

Il più comune effetto indesiderato riportato è stata la diarrea (106 casi). ( Xagena_2003 )

Wilton LV et al, Drug Saf 2003; 26:121-132

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La lattoferrina nell'eradicazione dell'Helicobacter pylori

Nell'infezione da Helicobacter pylori il trattamento raccomandato è rappresentato dalla tripla terapia della durata di una settimana.

Lo scopo dello studio è stato quello di valutare l'efficacia di una tripla terapia standard associata alla lattoferrina bovina nell'eradicazione dell'Helicobacter pylori.

Sono stati inclusi nello studio 150 pazienti consecutivi , positivi all'Helicobacter pylori, con sintomi dispeptici e gastrici.
I pazienti sono stati trattati con Rabeprazolo , Claritromicina e Tinidazolo + lattoferrina per 7 giorni ( gruppo A ), Rabeprazolo , Claritromicina e Tinidazolo per 7 giorni ( gruppo B ) o Rabeprazolo , Claritromicina e Tinidazolo per 10 giorni ( gruppo C ).

La ricerca dell'Helicobacter pylori è stata eseguita 8 settimane dopo il termine del trattamento mediante il test del respiro ( urea breath test ) o la ricerca degli antigeni nelle feci.

Il trattamento , che comprendeva la lattoferrina ( gruppo A ) ha avuto una risposta nel 100% dei pazienti.
La percentuale di eradicazione nei gruppi B e C è stata del 76,9 e del 70,8% rispettivamente.

Questi risultati indicano che la lattoferrina aumenta l'efficacia della terapia antimicrobica nell'eradicazione dell'Helicobacter pylori. ( Xagena_2003 )

Di Mario F et al, J Clin Gastroenterol 2003; 36:396-398


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Il Pantoprazolo non presenta una minore incidenza di interazioni farmacologiche rispetto al Lansoprazolo e all'Omeprazolo

Il Pantoprazolo ( in Italia Pantecta , Pantopran , Pantorc , Peptazol ) è ritenuto avere una più bassa incidenza di interazioni farmacologiche rispetto ad altri inibitori della pompa protonica.

Ricercatori del Dipartimento di Medicina dello Jung-Stilling Hospital di Siegen in Germania, hanno stimato l'incidenza di eventi avversi e di interazioni farmacologiche tra l'Omeprazolo , il Lansoprazolo ed il Pantoprazolo.

I Ricercatori si sono avvalsi del database dell'FDA ( Food and Drug Administration ).

Nell'ambito delle interazioni farmacologiche quella con gli antagonisti della vitamina K , seppur rara , è risultata essere la più comune.

L'incidenza di interazione con gli antagonisti della vitamina K è stata di 0,09 per milione di confezioni di Omeprazolo e di 0,11 per milione di confezioni di Lansoprazolo e di Pantoprazolo.

Le interazioni con le benzodiazepine o la Fenitoina sono risultate ancora più rare e sono state riportate in meno di 10 pazienti per ciascun inibitore della pompa protonica.

Da questo studio emerge che il Pantoprazolo non ha minore incidenza di interazioni farmacologiche rispetto agli altri farmaci della stessa classe ( Lansoprazolo , Omeprazolo ). ( Xagena_2003 )

Labenz J et al, Aliment Pharmacol Ther 2003; 17:1015-1019


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Similare efficacia tra Rabeprazolo ed Omeprazolo nella terapia di mantenimento della malattia da reflusso gastro-esofageo

Lo studio ha confrontato l'efficacia e la sicurezza di due dosaggi di Rabeprazolo ( in Italia Pariet ) con Omeprazolo 20 mg nella terapia di mantenimento della malattia da reflusso gastro-esofageo erosivo, nell'arco di 5 anni.

Un totale di 243 pazienti , responder al trattamento in acuto, sono stati assegnati in modo random ad assumere per 5 anni il Rabeprazolo (10 o 20 mg/die) o l'Omeprazolo (20 mg/die).

L'end point primario era rappresentato dalla recidiva della malattia da reflusso gastro-esofageo, confermata mediante indagine endoscopica.

Il 51% (n=123) dei pazienti ha completato lo studio.

Le recidive si sono presentate nell'11,5% (9/78), nel 9,8% (8/82) e nel 13,3% (11/83) nel gruppo Rabeprazolo 20 mg, Rabeprazolo 10 mg ed Omeprazolo 20 mg, rispettivamente.

Tutti i trattamenti sono risultati ben tollerati. ( Xagena_2003 )

Thjodleifsson B et al, Aliment Pharmacol Ther 2003; 17:343-351


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Ablazione della displasia ad alto grado nei pazienti con esofago di Barrett mediante la terapia fotodinamica con Photofrin

L'FDA ha approvato la terapia fotodinamica ( PDT = photodynamic therapy ) con Photofrin ( Porfimero sodico ) nell'ablazione della displasia ad alto grado nei pazienti con esofago di Barrett che non si devono sottoporre ad esofagectomia.

Uno studio clinico multicentrico che ha coinvolto 208 pazienti ha confrontato il trattamento con Photofrin PDT associato all'Omeprazolo ( n=138) con il solo Omeprazolo ( n=70).

Il periodo di follow-up è risultato compreso tra i 2 ed i 3,6 anni.

L'end point primario, rappresentato dalla completa ablazione della displasia ad alto grado, è stato raggiunto dal 77% dei pazienti trattati con Photofrin PDT e nel 39% dei pazienti trattati solamente con l'Omeprazolo ( p<0.0001).
La durata media dell'ablazione della displasia ad alto grado è stata di 987 giorni nel gruppo Photofrin PDT e di 98 giorni nel gruppo Omeprazolo.

La percentuale dei pazienti in cui la displasia è progredita a carcinoma esofageo è risultata circa 2 volte maggiore nel gruppo Omeprazolo che nel gruppo Photofrin PDT ( p=0.006).

I pazienti che non riuscivano a raggiungere una risposta completa , in entrambi i gruppi, avevano un rischio di progressione della malattia a neoplasia aumentato di 10 volte. ( Xagena_2003 )

Fonte: Axcan Pharmaceuticals

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Gli effetti del Lansoprazolo sull'esofagite erosiva da reflusso sono influenzati dal polimorfismo CYP2C19

L'obiettivo dello studio compiuto presso la Divisione di Gastroenterologia della Tohoku University Graduate School of Medicine in Giappone è stato quello di verificare se il genotipo CYP2C19 fosse associato alla guarigione dell'esofagite erosiva da reflusso durante trattamento con Lansoprazolo ( Lansox ).

Un totale di 88 pazienti con esofagite erosiva da reflusso è stato trattato con un dosaggio orale di 30 mg di Lansoprazolo per 8 settimane.

La percentuale di guarigione è stata del 57,1%, 69,2% e 72,7% a 4 settimane, e 77,4%, 95,0% e 100% ad 8 settimane nei metabolizzatori estesi omozigoti , metabolizzatori estesi eterozigoti e scarsi metabolizzatori, rispettivamente.

All' 8^ settimana la percentuale di guarigione dell'esofagite erosiva da reflusso era significativamente più bassa nei metabolizzatori estesi omozigoti rispetto agli altri due gruppi (p< 0.05).

Pertanto l'effetto terapeutico del Lansoprazolo sull'esofagite erosiva da reflusso è influenzata dallo status del genotipo CYP2C19. ( Xagena_2003 )

Kawamura M et al, Aliment Pharmacol Ther 2003; 17:965-973


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Nei pazienti con reflusso gastro-esofageo sottoposti a terapia di mantenimento con Omeprazolo è raccomandata l'eradicazione dell'Helicobacter pylori

La gastrite da Helicobacter pylori può progredire fino ad atrofia ghiandolare ed a metaplasia intestinale, condizioni che predispongono al carcinoma gastrico.

Una marcata soppressione dell'acido gastrico è associata ad un aumento della gravità della gastrite da Helicobacter pylori.

Ricercatori dell'Erasmus MC University Medical Centre di Rotterdam hanno verificato se l'eradicazione dell'Helicobacter pylori potesse influenzare la gastrite e la sua sequela nel corso del trattamento prolungato con Omeprazolo per reflusso gastro-esofageo.

Lo studio prospettico ha preso in esame 231 pazienti con reflusso gastro-esofageo positivi per l'Helicobacter pylori, trattati per più di 12 mesi con Omeprazolo.

Questi pazienti sono stati assegnati in modo random a continuare il trattamento con Omeprazolo ( n = 120 ) o a ricevere oltre all'Omeprazolo, un ciclo settimanale di triplice terapia ( Omeprazolo, Amoxicillina, Cloritromicina; n = 111 ).

Il trattamento con la triplice terapia ha prodotto l'eradicazione dell'Helicobacter pylori nell'88% ( n = 90 ) dei pazienti, e si è osservata una significativa riduzione dell'attività della gastrite e dell'infiammazione sia nell'antro che nel corpo.

La gastrite atrofica è anche migliorata nel corpo, ma non nell'antro.

Negli 83 pazienti, trattati solamente con Omeprazolo, si è osservata solo una riduzione dell'infiammazione.

In base ai dati di questo studio, i pazienti con reflusso gastro-esofageo positivi per l'Helicobacter pylori possono andare incontro nel corso della terapia di mantenimento con Omeprazolo ad una pangastrite, soprattutto a livello del corpo.

L'eradicazione dell'Helicobacter pylori elimina l'infiammazione della mucosa gastrica ed induce regressione dell'atrofia ghiandolare del corpo.

L'eradicazione dell'Helycobacter pilori non provoca peggioramento della malattia da reflusso.

Gli Autori raccomandano nei pazienti con reflusso gastro-esofageo , sottoposti a terapia di mantenimento con Omeprazolo, l'eradicazione dell'Helicobacter pilori. ( Xagena_2004 )


Kuipers EJ et al, Gut 2004; 53: 12-20


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Confronto tra Esomeprazolo e Lansoprazolo nel controllo del pH intragastrico

La soppressione acida intragastrica è la più diretta misura dell’efficacia degli inibitori della pompa protonica.

Lo scopo dello studio compiuto presso la Eastern Virginia Medical School a Norfolk negli Usa è stato quello di confrontare l’efficacia di un dosaggio una volta al giorno ( once daily ) con uno due volte al giorno ( twice daily ) di Lansoprazolo ( Lansox ) e di Esomeprazolo ( Nexium ) nel controllo dell’acidità intragastrica ( pH gastrico target > 4 ) in un periodo di 24 ore.

Un totale di 45 pazienti negativi all’Helicobacter pylori con malattia da reflusso gastroesofageo sono stati assegnati in modo random a ricevere uno dei due regimi: Lansoprazolo 30 mg o Esomeprazolo 40 mg, once daily.

La modalità di somministrazione dei farmaci era poi aumentata a due volte al girono.

Dopo un periodo di wash-out di 14 giorni, i pazienti passavano all’altro trattamento ( switch ).

Un totale di 35 pazienti ha completato tutte le valutazioni.

L’Esomeprazolo 40 mg twice daily ha fornito un migliore controllo del pH intragastrico rispetto agli altri regimi valutati.

L’Esomeprazolo 40 mg once daily è risultato comparabile al Lansoprazolo 30 mg twice daily e superiore al Lansoprazolo 30 mg once daily.( Xagena_2005 )

Johnson DA et al, Aliment Pharmacol Ther 2005; 22: 129-134

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Esomeprazolo 1 volta/die efficace quanto Lansoprazolo 2 volte/die nel trattamento della pirosi persistente

Medici del Southern Arizona VA Health Care System e dell’University of Arizona Health Sciences Center di Tucson ( Usa ) hanno confrontato due strategie terapeutiche nel controllo dei sintomi persistenti di malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE): aumento del dosaggio nella somministrazione di un inibitore della pompa protonica, oppure passaggio ad un altro inibitore della pompa protonica.

Lo studio ha riguardato pazienti con pirosi persistente nonostante la terapia con Lansoprazolo 30mg 1 volta/die.

I pazienti sono stati assegnati a ricevere in modo randomizzato per 8 settimane Esomeprazolo (Nexium) 40mg 1 volta/die ( n = 138 ) oppure Lansoprazolo 30mg 2 volte/die ( n =144 ).

L’end point primario di efficacia era rappresentato dalla percentuale di giorni liberi da pirosi dal giorno 8 alla fine del trattamento.

L’Esomeprazolo a singola dose è risultato efficace quanto il Lansoprazolo 2 volte/die nell’end point primario ( 54.4% versus 57.5%, rispettivamente ).

Miglioramenti sintomatici dal basale sono stati osservati in uguale percentuale tra i due gruppi di trattamento riguardo alla pirosi ( 83.3% ).
L’Esomeprazolo è risultato più efficace del Lansoprazolo anche nel rigurgito acido (76.8% versus 72.9%) e nel dolore epigastrico ( 67.4% versus 61.1%).
L’uso di anti-acidi di emergenza è risultato simile tra i due gruppi di trattamento.

I dati dello studio hanno dimostrato che l’Esomeprazolo 1 volta/die è efficace quanto il Lansoprazolo 2 volte/die nel controllo dei sintomi persistenti di MRGE. ( Xagena_2006 )

Fass R et al, Clin Gastroenterol Hepatol 2006; 4: 50-56

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Esofagite da reflusso: Esomeprazolo più efficace degli altri inibitori della pompa protonica a dosaggio standard

Una revisione sistematica ha confrontato l’efficacia di Esomeprazolo ( Nexium ) con quella di dosaggi standard degli inibitori di pompa protonica nella guarigione dell’esofagite da reflusso [ es. Lansoprazolo ( Lansox ) 30mg; Omeprazolo ( Antra ) 20mg; Pantoprazolo ( Pantecta ) 40mg; Rabeprazolo ( Pariet ) 20mg ].

L’analisi ha riguardato 6 studi di comparativi; non è stato identificato alcuno studio di confronto tra Rabeprazolo ed Esomeprazolo.

La meta-analisi che ha confrontato le percentuali di guarigione determinate da Esomeprazolo 40mg rispetto agli altri inibitori di pompa protonica a dosaggio standard ha evidenziato che Esomeprazolo è associato ad una più alta percentuale di guarigione rispetto agli altri inibitori di pompa protonica, impiegati al dosaggio standard, sia a 4 che a 8 settimane di terapia. ( Xagena_2006 )

Edwards SJ et al, Aliment Pharmacol Ther 2006; 24: 743-750


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I cambiamenti dello stile di vita nella malattia da reflusso gastroesofageo

I cambiamenti dello stile di vita rappresentano la terapia di prima linea per i pazienti con malattia da reflusso gastroesofageo.

Un gruppo di Ricercatori della Stanford University School of Medicine, in California, ha messo in atto un approccio basato sull’evidenza allo scopo di determinare l’efficacia delle misure sullo stile di vita per il trattamento della malattia da reflusso gastroesofageo.

Gli Autori hanno compiuto una ricerca tra i lavori pubblicati tra il 1975 ed il 2004.
Ogni studio selezionato è stato revisionato da 2 supervisori che li hanno così classificati: evidenza A, studi clinici randomizzati; evidenza B, studi di coorte o caso-controllo; evidenza C, case report o studi clinici metodologicamente non corretti; evidenza D, esperienza dello sperimentatore; o evidenza E, insufficienti informazioni.

Sono stati esaminati 2.039 studi, dei quali 100 sono risultati rilevanti.

Solamente 16 studi clinici hanno esaminato l’impatto della misurazione dello stile di vita sulla malattia da reflusso gastroesofageo ( cambiamento dei sintomi, pH esofageo o pressione dello sfintere esofageo inferiore ).

Sebbene ci siano evidenze fisiologiche sul fatto che l’esposizione a tabacco, alcol, cioccolato e cibi ad alto contenuto di grassi, diminuiscano la pressione dello sfintere esofageo inferiore, non ci sono evidenze in letteratura riguardo all’efficacia delle misure dietetiche.

Né la cessazione all’esposizione al tabacco né quella all’alcol sono risultate correlate ad un miglioramento del pH esofageo o dei sintomi ( evidenza B ).
Il sollevamento della testata del letto e la posizione di decubito laterale sinistra hanno migliorato la durata generale in cui il pH esofageo è rimasto inferiore a 4 ( evidenza B ).

La perdita di peso ha migliorato il pH ed i sintomi ( evidenza B ).

La perdita di peso ed il sollevamento della testata del letto sono efficaci interventi sullo stile di vita per la malattia da reflusso gastroesofageo. ( Xagena_2006 )

Kaltenbach T et al, Arch Intern Med 2006; 166: 965-971


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La terapia di lungo periodo con inibitori della pompa protonica è associata a rischio di frattura dell’anca

Gli inibitori della pompa protonica ( PPI ) possono interferire con l’assorbimento del calcio mediante induzione dell’ipocloridria e possono anche ridurre il riassorbimento osseo attraverso l’inibizione delle pompe protoniche vacuolari osteoclastiche.

L’obiettivo di uno studio condotto da Ricercatori dell’University of Pennsylvania è stato quello di determinare l’associazione tra terapia con inibitori della pompa protonica e rischio di frattura dell’anca.

E’ stato utilizzato il General Practice Research Database ( 1987-2003 ) che contiene informazioni sui pazienti della Gran Bretagna.
Lo studio ha riguardato soggetti di età superiore ai 50 anni, di cui 13.556 che avevano avuto la frattura dell’anca e 135.386 controlli.

L’odds ratio ( OR ) aggiustato per la frattura dell’anca associata all’impiego per più di 1 anno di inibitori della pompa protonica è stato 1.44.

Il rischio di frattura dell’anca è risultato significativamente aumentato tra i pazienti a cui erano stati prescritti alti dosaggi di inibitori della pompa protonica per lungo periodo ( OR aggiustato = 2.65; p < 0.001 ).

L’associazione era più forte con l’aumentare della durata della terapia con inibitori della pompa protonica ( OR aggiustato per 1 anno: 1.22; 2 anni: 1.41; 3 anni: 1.54 e 4 anni: 1.59 ) ( p < 0.001 per tutti i confronti ).

I risultati dello studio hanno mostrato che la terapia di lungo periodo con inibitori della pompa protonica ad alti dosaggi è associata ad un aumentato rischio di frattura dell’anca. ( Xagena_2006 )

Yang Y-X et al, JAMA 2006 ; 296 : 2947-2953


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Digestive Disease Week: le novità sulla malattia da reflusso gastroesofageo

1) EpidemiologiaUna revisione sistematica di 29 studi, che hanno valutato la prevalenza o l’incidenza di MRGE ( malattia da reflusso gastroesofageo ) nei pazienti con asma, o quella dell’asma nei pazienti con MRGE, ha mostrato che i pazienti con asma presentano un rischio maggiore di sviluppare malattia da reflusso gastroesofageo. Tuttavia rimane da chiarire se la MRGE possa precedere l’insorgenza di asma.L’analisi dei risultati di un’indagine di ampie dimensioni ha mostrato che i soggetti che presentavano sintomi di MRGE presentavano numerosi disturbi concomitanti ed una minore produttività, legata a motivi di salute, sul lavoro e nello svolgimento delle attività quotidiane, rispetto ai soggetti della stessa età e dello stesso sesso, non affetti da MRGE.2) Patogenesi E’ stato osservato che l’espressione di un gruppo di geni associati alla riparazione della mucosa risulta aumentata nei casi di MRGE, ma ridotta dalla presenza di acido.I pazienti con NERD ( reflusso non erosivo ) hanno mostrato una minore espressione delle proteine di ancoraggio ( desmogleina 1 e g-catenina ) nei desmosomi e nelle giunzioni di aderenza, indicando una diminuita funzione di barriera, rispetto ai volontari sani ed ai pazienti con ERD ( esofagite da reflusso ).E’ stata riscontrata una diversa espressione della proteina delle giunzioni strette claudina-1 nei pazienti affetti da esofagite da reflusso e reflusso non-erosivo.E’ stato anche ipotizzato che in presenza di una mucosa normale, la funzione di barriera possa essere compromessa da un’aumentata presenza di acido, oppure la funzione della mucosa possa essere alterata dalle pepsine che distruggono le adesioni intercellulari. Evidenze sperimentali nel ratto hanno mostrato come soluzioni debolmente acide, in presenza di pepsina ed acido taurodesossicolico, inducano una dilatazione dello spazio intercellulare ed aumentino la permeabilità della barriera della mucosa senza danni macroscopici alla mucosa esofagea.Alla base dell’insorgenza di pirosi nei pazienti con NERD potrebbe esserci sia un aumentato rilascio di sostanza P sia l’espressione del recettore NK1R, associata all’attivazione dei nocicettori quali TRPV1 e PAR2. 3) Ricerca clinicaE’ stato studiato il ruolo dell’obesità nella patogenesi della malattia da reflusso gastroesofageo, ed è stata dimostrata una correlazione tra l’indice BMI ( Indice di Massa Corporea ) e l’aumentata frequenza di rilassamento transitorio dello sfintere esofageo inferiore ed aumentata esposizione esofagea agli acidi.E’ stato osservato che la terapia estrogenica postmenopausale aumenta i sintomi di reflusso.Secondo alcuni studi, la Clorimipramina aumenta il rischio di esofagite da reflusso.Uno studio ha dimostrato che la privazione del sonno aumenta la gravità dei sintomi nei pazienti affetti da malattia da reflusso.Già in precedenza era stato riscontrata la possibile presenza di bile nel refluito. E’ stato dimostrato per la prima volta un incremento graduale nel tempo della bilirubina nella tasca acida postprandiale.E’ stata dimostrata un’aumentata sensibilità all’infusione acida nei pazienti con NERD, rispetto ai pazienti con ERD e a volontari sani, e l’infusione prossimale ha generato più dolore rispetto a quella distale solo nei pazienti con NERD. L’aumentata sensibilità si è rivelata più pronunciata nei pazienti con NERD e con pH-metria normale.La maggiori parte (75%) dei pazienti con dolore toracico ha evidenziato un’aumentata sensibilità alla pletismografia ad impedenza.Il test di distensione con pallone esofageo è stato proposto come utile strumento nella valutazione diagnostica di questi pazienti.Uno studio su 20 pazienti ha mostrato che l’estensione prossimale, la posizione eretta, un breve tempo di clearance del bolo, una ridotta esposizione cumulativa del bolo, e la presenza di almeno 1 episodio di reflusso acido entro 1 ora dagli episodi di reflusso, rappresentano fattori predittivi indipendenti dell’insorgenza dei sintomi.Un pH al nadir

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